La Faradda di li candareri o solo Faradda (in sassarese per Discesa dei Candelieri) è la festa che si tiene a Sassari la sera precedente alla festa della Madonna Assunta (ferragosto) ed è la processione religiosa più importante e più sentita dalla popolazione e l’evento più prestigioso in Sardegna (patrimonio dell’Unesco dal 2013). Secondo la tradizione, la festa deriva da un voto fatto alla Madonna Assunta, che avrebbe salvato la città dalla peste del 1652.
La discesa è una processione danzante in cui vengono trasportati a spalla, dai rappresentanti dei gremi, i “candelieri” (che sono dei ceri simbolici, in forma di grandi colonne di legno). La processione parte da “pla de Castell” (attuale piazza Castello) si arriva a Piazza Azuni e si prosegue lungo il Corso Vittorio Emanuele II fino a Porta Sant’Antonio e attraverso il Corso Francesco Vico fino ad arrivare alla chiesa di Santa Maria di Betlem.
La festa rientra nella Rete delle grandi macchine a spalla italiane, dal 2013 inserita nel Patrimonio orale e immateriale dell’umanità dell’UNESCO. La celebrazione è seguita ogni anno da circa 120.000 persone, con visitatori che giungono a Sassari da ogni parte del mondo
Storia
La festa sarebbe sorta a Pisa agli inizi del XIII secolo come offerta di cera alla Vergine Maria: la sera del 14 agosto, venivano portate in processione delle grosse macchine di legno ricoperte di cera e raffiguranti santi ed episodi biblici; ogni macchina, a forma di tabernacolo o palma aperta, simile dunque ad una pala d’altare, veniva trasportata fino alla cattedrale accompagnata da musica.
Le città alleate della Repubblica di Pisa (Sassari, Iglesias e Nulvi ad esempio) forse concorsero all’oblazione dei ceri della Repubblica marinara e in seguito praticarono loro stesse il rito ogni vigilia ferragostana. A Sassari la festa proseguì anche durante l’alleanza con Genova e poi durante il Regno di Sardegna aragonese e spagnolo. A causa delle forti spese, gli spagnoli tentarono più volte di sopprimere la cerimonia, ma senza successo. Le associazioni di arti e mestieri cittadine, i gremi, che pagavano la consistente somma necessaria per la cera, utilizzata come materia prima, decisero tuttavia di sostituire il cero da costruire ogni anno con dei candelieri di legno, uguali per tutti, e che non venivano sostituiti; questi mutarono la loro forma da tabernacoli a colonne “coronate” da bandierine, per facilitare i “balletti” durante il percorso.
Nel Cinquecento, la città fu più volte colpita dalla peste e, secondo la tradizione, l’epidemia più terribile (1528) sarebbe terminata il 14 agosto per intercessione della Madonna e di San Sebastiano e da quell’anno si formulò un primo Voto al martire al quale fu dedicata una chiesa extra muros oggi scomparsa. Mentre il voto a San Sebastiano proseguì sino al XVIII secolo mantenuto dai domenicani che occupavano il convento di San Sebastiano (si conserva ancora oggi l’antico simulacro) e dal Capitolo Turritano assieme alla locale Confraternita del Rosario, il Voto alla Vergine – ufficialmente menzionato solo dopo la peste del 1652 ma anche in documenti ben più antichi (1531 – dove viene decretato l’ordine di accesso delle corporazioni nel tempio Francescano dedicato alla Madonna, fatto che fa desumere che la prima stesura del voto sia cinquecentesca) proseguì separatamente con l’antica processione della Vigilia dell’Assunta. I quattro maggiori gremi del tempo (mercanti, massai, conciatori e pastori) insieme alle autorità comunali e alla curia arcivescovile, formularono il voto solenne di portare in processione, ogni 14 agosto, otto candelieri dalla “piana di Castello”, l’attuale piazza Castello, sino alla chiesa di Santa Maria di Betlem.
Nel corso del XIX secolo, tuttavia, i gremi dei mercanti e dei pastori, i cui adepti subirono gli influssi tardo-illuministi, furono sciolti. Anche il gremio dei carradori si sciolse in seguito, soffocato dai numerosi debiti insoluti.
Il comune si mobilitò, per salvare la festa cittadina, dotando ogni gruppo di portatori di una divisa. Convinse inoltre il gremio dei sarti a partecipare nuovamente alla festa e ammise nuovi gremi alla sfilata: nel 1921 il gremio dei falegnami, che si era scisso dal muratori nel corso dell’Ottocento, nel 1937 il gremio dei contadini, separatosi dai massai nel 1803, nel 1941 il gremio dei viandanti, anch’esso nato dalla separazione dai carradori nel 1633, ma che aveva continuato a partecipare alla festa con la sola bandiera, e nel 1955 il gremio dei piccapietre, pur’esso staccatosi dai muratori, portando il numero dei candelieri a cinque.
Nel 1979 fu fondato dal gremio dei massai, dall’Arcigremio della Mercede e dal gremio dei viandanti, l'”Intergremio”, un’associazione di tutti i gremi cittadini, i quali il gremio dei macellai tuttavia furono allontanati da questo sodalizio intergremiale. Negli anni ottanta riprese l’attività il gremio dei fabbri, rimasto inattivo per circa quarant’anni, che contro il parere di molti degli altri gremi, fu ammesso nel 2003 alla faradda con la sola bandiera. Nel 2007 si ebbero numerose polemiche e proteste in seguito all’ammissione del candeliere dei fabbri alla faradda da parte del consiglio comunale e con l’opposizione dell'”Intergremio”, concessione che portò il numero dei candelieri a dieci.
All’edizione della discesa del 2011 ha presenziato il messicano Francisco Lopez Morales, membro del Comitato intergovernativo e consigliere del percorso di candidatura della sfilata dei Candelieri a bene immateriale del patrimonio dell’Unesco. I candelieri, assieme ad altre feste simili in Italia sono stati ufficialmente candidati al riconoscimento UNESCO il 18 aprile 2012.
Nel luglio del 2016, approvata dall’Intergremio, previo consenso dell’apposita Commissione Paritetica, il Consiglio Comunale ha approvato una modifica del Regolamento di riferimento per la Discesa dei Candelieri ammettendo allo scioglimento del voto” anche il Candeliere del Gremio dei macellai.